Hai mai pensato a quello che ti manca? In teoria dovresti pensarci, tenendo conto del fatto che ogni bisogno insoddisfatto genera stress, specie se tale bisogno ricade nelle relazioni insoddisfacenti dei cittadini.
Quando il denaro è poco i tempi possono diventare diventare la nuova moneta per gli scambi.
È partendo da tale assunto che il fenomeno delle Banche del Tempo altrimenti definito come: BdT, sviluppatesi negli anni ’90, torna al vertice in una situazione dove la costante sono la precarietà, l’incertezza, il sospetto, la solitudine e la carenza di risorse pubbliche e private, ed è così che si risponde in modo alternativo ai bisogni dei cittadini.
Noi viviamo in una società consumistica, arida nei sentimenti, veniamo cresciuti a tale forma di comunità che è facile individuare come mancata, infatti viviamo in una società individualista e consumista dove vengono meno i rapporti di solidarietà, reciprocità, fiducia e anche pratiche di aiuto tra vicini, e tale prassi oggi con una crisi che di certo non ha terminato il suo decorso, risultano ancora più essenziali che nel passato anche come antidoto fattivo all’odio che invece trova sempre più strade per affermarsi.
Quando i privati sono costretti a ridurre le spese ed a calare i consumi, si trovano a far fronte alla scarsità di servizi che hanno un interesse generale e vengono diffusi da enti pubblici e devono tener conto anche dell’insoddisfazione che si manifesta nei bisogni relazionali mancati e cercano riparo nelle aggregazioni spontanee della cittadinanza accomunata dal perseguimento del proprio benessere, non isolata ne egoista, ma che crea reti e trame di solidarietà.
Ed ecco quindi l’istituzione di Banche del Tempo dove la condivisione è il perno.
Queste sono organizzazioni private che prendono vita per rispondere alle necessità relazionali e materiali in cerca di adeguato sostegno, un sostegno che deriva da reti ben organizzate da attori sociali diversi.
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